"Don Francesco Vassallo: Fede, Educazione e Sport come Cammino di Vita e Crescita"
Le Umili
Origini e la Chiamata alla Fede
Don
Francesco Maria Vassallo nacque a San Severo (FG) il 23 aprile 1925, in una
famiglia semplice e modesta. Secondo di sei figli, crebbe in un ambiente
profondamente religioso, dove la fede era parte integrante della quotidianità.
Suo padre, Nazario, era un abile barilaio, mentre sua madre, Maria Capone, si
dedicava interamente alla casa e all’educazione dei figli. La loro spiritualità
si esprimeva nella partecipazione alla Messa domenicale e nella preghiera
condivisa in famiglia.
Fin da
bambino, Francesco si distinse per il suo carattere riflessivo e devoto. Mentre
i suoi coetanei giocavano, lui preferiva la lettura e la preghiera, sviluppando
un’intima relazione con Dio. Era un ragazzo obbediente, rispettoso e sempre
attento ai consigli materni.
Dopo aver
frequentato il Pontificio Seminario Regionale di Benevento tra il 1940 e il
1943, proseguì gli studi teologici a Napoli, presso la Pontificia Facoltà
Teologica dei Gesuiti sulla collina di Posillipo. Qui ottenne la licenza in
teologia e si preparò con fervore all’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 10
ottobre 1948 nella cattedrale di San Severo, per imposizione delle mani di
Monsignor Francesco Orlando.
Un momento
significativo della sua formazione avvenne nel febbraio del 1948, durante una
visita al Santuario di Pompei. In quell'occasione, scrisse parole di profonda
emozione e dedizione totale alla sua vocazione:
«Ho sognato
questo giorno come nessun giovane può sognare il giorno del suo sposalizio… O
Mamma del mio cuore, innamorami sempre più della purezza dell’Ostia. Fammi
buono, tanto buono […] fammi pane per tutti quelli che di me vogliono mangiare
a piacimento.»
Una Vita
Spesa per i Poveri e per la Santità
Fin dai
primi anni del suo ministero, Don Francesco si dedicò con instancabile energia
alla guida spirituale e all’assistenza dei più bisognosi. Nel 1949, fu nominato
prefetto di disciplina al Seminario Minore di San Severo. Fu in questo periodo
che maturò il progetto più grande della sua vita: la fondazione del Movimento
Cenacolista.
Chi lo
conobbe lo descrive come un uomo di profonda preghiera, amante del silenzio e
della contemplazione. Viveva con sobrietà, rendendo la sua esistenza un
riflesso del Vangelo. Il suo obiettivo era chiaro: essere un sacerdote per i
poveri. Quando il padre, preoccupato per la sua salute, gli suggerì di
rallentare, lui rispose con fermezza:
«Papà, non
dirmi questo perché non mi fermerò mai. Sono divenuto sacerdote per i poveri.»
Dal 1954 al 1959, fu vicario cooperatore presso le parrocchie
di Maria SS. Della Libera e San Severino in San Severo. Qui, il suo carisma attrasse molti
fedeli desiderosi di approfondire la loro fede. Predicava l’amore per Dio, la
bellezza della preghiera e l’adorazione eucaristica, esortando tutti a vivere
con un sorriso, perché la gioia è contagiosa e avvicina gli altri a Cristo.
Nel 1963, conseguì il diploma di perito in scienze pastorali,
specializzandosi in catechetica presso la Pontificia Università Lateranense.
Il Parroco
che Ha Rivoluzionato l’Evangelizzazione
L’11 aprile 1966, divenne parroco della chiesa di Maria SS. della
Fontana in Torremaggiore. Qui, comprese che la Chiesa stava attraversando
un’epoca di cambiamenti e che era necessario un nuovo modo di evangelizzare.
Nacque così il Movimento Missionario Cenacolisti, che
trasformò la parrocchia in un luogo di missione permanente. Il Movimento si ispira al Cenacolo della Pentecoste e vuole fare di ogni ambiente come un piccolo
cenacolo in cui si faccia esperienza viva dell’amore di Dio , nell’ascolto
della sua Parola.
Per
raggiungere i “ lontani” Don Francesco
ideò strategie innovative per l’epoca:
- Missioni nelle case, nei
quartieri, negli ospedali e nelle scuole;
- Radio Missione Cenacolista,
un’emittente dedicata all’evangelizzazione;
- Fogli di evangelizzazione,
strumenti semplici ma efficaci per stimolare la riflessione sulla fede e
sulla vita quotidiana.
Il suo
impegno era instancabile: andava tra la gente, ascoltava le loro storie e
condivideva la speranza cristiana.
L’Ultimo
Saluto e il Processo di Beatificazione
Don
Francesco Vassallo si spense il 26 gennaio 1981, nell'ospedale San Giacomo di
Torremaggiore. I suoi funerali furono un momento di grande commozione, con la
chiesa gremita di fedeli e sacerdoti. Durante l’omelia, il vescovo Monsignor
Angelo Criscito sintetizzò la sua essenza con queste parole:
«Don
Francesco era sacerdote, non faceva il sacerdote.»
Nel 2006,
nel venticinquesimo anniversario della sua morte, i suoi resti furono traslati
nella cappella del Cenacolo San Giuseppe. Il 26 maggio 2018, presso il
Santuario di Maria SS. della Fontana a Torremaggiore, si insediò il Tribunale
Ecclesiastico per l’Inchiesta Diocesana sulla sua vita e fama di santità,
conclusasi il 26 gennaio
2024.
Il 22 gennaio 2025, il Dicastero delle
Cause dei Santi ha emesso il Decreto ad Validitatem, dando inizio alla Fase
Romana della Causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio.
Un Esempio
che Vive Ancora Oggi
Don
Francesco ha lasciato un’eredità spirituale preziosa, testimoniata non solo
dalle sue opere, ma anche dalle sue parole:
«Per vincere
bisogna innanzitutto vincere la noia. La noia nasce dall’ozio, che per questo è
detto il padre dei vizi. Vincere l’ozio fisico con lo sport, la ginnastica.
Vincere l’ozio spirituale interessandosi di tutte le cose.»
Lo Sport
come Metafora della Vita
Per Don
Francesco, lo sport non era solo competizione, ma una vera e propria palestra
di vita. Nella fatica dell’allenamento, nella lealtà verso i compagni e gli
avversari, nella capacità di rialzarsi dopo una sconfitta, vedeva un riflesso
diretto della vita cristiana. In questo contesto, Don Francesco sosteneva:
«Per vincere
dunque, bisogna innanzitutto vincere la noia. La noia nasce dall’ozio che per
questo è detto il padre dei vizi. Vincere l’ozio fisico con lo sport, la
ginnastica. Vincere l’ozio spirituale interessandosi di tutte le cose.»
Lo sport,
quindi, diventa uno strumento che aiuta a combattere l’ozio, promuovendo il
benessere fisico e spirituale. Per Don Francesco, esistevano diverse forme di
sport: quello praticato per svago, senza fini agonistici, ma con l’obiettivo di
distendersi e svilupparsi fisicamente; e quello orientato all’agonismo, dove la
preparazione e la competenza sono fondamentali.
Tuttavia, in
entrambi i casi, lo sport doveva essere praticato con serietà, bandendo ogni
forma di improvvisazione. «Non è facile che lo sport diventi educativo,» diceva
Don Francesco, «ma lo è del tutto impossibile quando non venga esercitato con
la dovuta preparazione e competenza.»
In questo
modo, Don Francesco vedeva nello sport una metafora potente della vita
cristiana: un cammino che richiede impegno, preparazione, sacrificio, ma che
porta anche gioia, soddisfazione e crescita spirituale.
Un Evento
sportivo per Ricordarlo
L’evento
sportivo dedicato a Don Francesco Vassallo non è solo una competizione, ma
un’occasione per onorare la sua eredità. Attraverso il calcio, i giovani atleti
potranno vivere i valori che lui promuoveva: impegno, rispetto, condivisione. E
così, in questo torneo, Don Francesco continuerà a essere presente, nei gesti
di ogni ragazzo che gioca con il cuore. Perché lo sport, come la fede, è un
cammino di passione, sacrificio e gioia.
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