👥 Chi ha servito, chi serve: volti e mani di Casa Sollievo
Oggi, a Casa Sollievo della Sofferenza, il cuore della celebrazione non batte solo nelle parole che commemorano la storia, ma nei volti e nelle mani di chi ha servito.
Oggi, infatti, si consegnano attestati di benemerenza a chi ha fatto parte di questa grande famiglia e ha contribuito, con il suo lavoro silenzioso, a scrivere la storia di questa Casa. Un gesto che non è solo simbolico, ma che porta con sé il peso di un ringraziamento profondo, che nessuna medaglia o certificato può davvero contenere.
Chi ha lavorato in Casa Sollievo non ha solo fatto turni.
Non si è trattato di un lavoro come tanti. Ogni giorno, ogni ora, ogni respiro in quella Casa è stato un atto di cura, dedizione e amore. Casa Sollievo non è solo un ospedale, è un luogo dove l’incontro con il dolore diventa occasione di speranza. Un luogo dove il corpo si cura, ma l’anima trova ristoro.
E questi uomini e donne, che hanno fatto parte di questa missione, sono quelli che hanno scritto la vera storia di questa opera. Non l’hanno scritto con la penna, ma con il sudore, la fatica e la passione con cui si dedicano a ogni piccolo gesto quotidiano. Hanno curato non solo i corpi, ma anche le speranze di chi varcava la soglia di Casa Sollievo.
Sono cuori silenziosi. Infermieri, medici, tecnici, cuochi, amministrativi.
Ognuno con il suo ruolo, ma tutti con un unico scopo: portare luce dove la sofferenza sembrava dominare. Ognuno con un sorriso, con una parola gentile, con una mano tesa, pronta a sollevare, a confortare, a curare. Sono stati loro a rendere grande Casa Sollievo, con la loro capacità di vedere oltre la malattia, oltre la ferita fisica. Perché ogni gesto di cura è sempre stato, prima di tutto, un atto di amore. Un amore che non chiede nulla in cambio, se non il bene dell’altro.
Il “grazie” che oggi risuona tra le pareti di Casa Sollievo è un grazie che affonda le radici nella gratitudine più profonda, quella che va al di là della semplice formalità. È un grazie che nasce dall’anima e che non si limita a una semplice cerimonia. È un grazie che si fa memoria di ogni passo compiuto in silenzio, di ogni notte passata a fianco di un paziente, di ogni sorriso regalato a chi era nel dolore.
Oggi, questi volti e queste mani che hanno servito sono il cuore pulsante di una Casa che continua a vivere grazie a loro. Un grazie che dice "abbiamo visto in voi l’amore di Padre Pio". Perché quello che loro hanno fatto è stato, in fondo, un atto di fede profonda. La fede che il dolore può essere trasformato, che la sofferenza può diventare un’opportunità per manifestare la nostra umanità.
Ma non è solo un ricordo del passato.
Oggi, mentre si rendono onore a chi ha servito, si rinnova anche il patto di chi continua a servire. A chi ogni giorno, ancora oggi, si dedica a questa missione. A chi, come quei cuori silenziosi di ieri, oggi continua a mettere mani e cuore al servizio di chi ne ha bisogno. A chi porta avanti ogni giorno quella promessa di Padre Pio, che Casa Sollievo sarebbe stata un luogo dove nessuno si sarebbe mai sentito solo.
Non è un lavoro, è una missione.
Una missione che va al di là delle apparenze e delle fatiche quotidiane. Una missione che parla a chi, con pazienza e dedizione, sa che ogni gesto di cura è un atto di speranza. Una missione che si costruisce nei volti di chi ha servito e di chi continua a servire, di chi ha fatto e fa di Casa Sollievo un luogo che non è solo ospedale, ma santuario della vita e della speranza.
Oggi il grazie è per loro, per chi ha servito e per chi serve. Un grazie che va oltre le parole, un grazie che parla con il cuore. Perché ogni piccolo gesto di cura, ogni passo che si compie con amore, è la testimonianza di un legame che non si spezza mai. Casa Sollievo è grande grazie a chi ha dato il meglio di sé, e oggi, ancora una volta, quella luce che è nata dalla fede continua a brillare, in silenzio, nei cuori di tutti coloro che servono con amore.
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