2 Giugno: il giorno in cui l’Italia scelse di chiamarsi Repubblica


 



Il 2 giugno non è una data qualsiasi. È il giorno in cui, nel 1946, l’Italia scelse la via della democrazia, affidando al popolo la responsabilità più grande: decidere il proprio futuro. Oggi, a 79 anni da quel momento fondativo, la nostra comunità si ritrova ancora una volta per dire insieme: “Siamo parte viva della Repubblica Italiana.”

Alle 11:15, dalla storica sede del Palazzo di Città, prenderà il via la cerimonia di deposizione della corona di alloro al Monumento ai Caduti. Un gesto silenzioso ma solenne, che custodisce la memoria di chi ha dato tutto per la libertà. È lì, tra le pietre e i fiori, che si rinnova la promessa di non dimenticare.

Alle 11:30, in Piazza dei Martiri, il futuro incontra la Costituzione. Ai neo-diciottenni del 2024 verrà consegnata la Carta Costituzionale: un gesto simbolico, ma dal forte valore educativo e civile. È il primo “patto” tra la Repubblica e i suoi nuovi cittadini adulti. Non è solo un libro, è una bussola. È il segno che la cittadinanza non si riceve: si costruisce.

Nell’Italia dei sogni spezzati e delle rinascite ostinate, questa data resta una carezza al cuore della Nazione. Non c’è retorica, ma un sentimento profondo: appartenere a una storia, camminare in una comunità, condividere un destino.

Come scriveva Piero Calamandrei:
“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.”

E allora oggi, tra il verde, il bianco e il rosso che sventolano, rinasce il senso di un’appartenenza più grande. Perché la Repubblica non è un concetto astratto. È fatta di volti, di scelte, di responsabilità quotidiane.

Buon 2 giugno, Italia.
Buon 2 giugno, Torremaggiore.


Commenti