Quando la terra grida: ferite e speranze dopo gli incendi dolosi nel nostro territorio
Il Vescovo Mengoli: “Non possiamo abituarci a un’estate di violenze. La nostra terra merita rispetto, giustizia e custodia.”
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Ci sono giorni in cui la terra sembra parlare. Lo fa nel silenzio di un campo annerito, nel fruscio spento delle foglie bruciate, nell’odore acre che resta sospeso nell’aria. E grida. Grida perché è stata ferita, ancora una volta.
La nostra amata terra di Capitanata — che dovrebbe essere culla di vita, di raccolti, di incontri — in questi giorni è diventata scenario di fuoco e dolore. Non per una calamità naturale, ma per mano di chi semina distruzione volontaria, colpendo il cuore stesso della comunità.
Di fronte a questi atti di inaudita violenza — veri e propri attentati al creato, alla convivenza civile, alla dignità delle persone — non si può restare in silenzio.
Con parole che scuotono e confortano, il Vescovo di San Severo, Mons. Giuseppe Mengoli, ha voluto farsi voce di un popolo ferito ma non rassegnato.
“Non ci si può abituare a quello che sembra essere ormai un triste rito estivo”, scrive. “La Chiesa non può rimanere in silenzio, facendo finta di niente”.
Ed è proprio questo il nodo: non abituarsi. Non considerare “normale” ciò che normale non è. Perché ogni incendio doloso non è solo un crimine ambientale, ma una ferita inferta alla bellezza della nostra terra, una minaccia alla speranza delle future generazioni.
Colpire la natura, scrive ancora Mons. Mengoli, “non è un attentato di minore entità”, perché dietro ogni pianta c’è la fatica di chi coltiva, il futuro di chi cresce, la memoria di chi ama questi luoghi.
Non possiamo restare spettatori. È dovere di tutti — credenti e non, giovani e adulti, cittadini e istituzioni — scegliere da che parte stare.
Dalla parte di chi costruisce, non di chi distrugge.
Dalla parte di chi educa al rispetto, non di chi si piega alla logica della sopraffazione.
Dalla parte di chi crede ancora che il bene, anche se più lento, vince.
Oggi ci restano le ceneri, ma domani — ne siamo certi — ci sarà un germoglio.
Perché la nostra comunità, anche tra la fatica e lo sconcerto, non rinuncia a ricominciare. E come ricorda il Vescovo, saprà trovare “le energie migliori per ridare vita e speranza”.
A chi ha dato fuoco alla terra, noi rispondiamo coltivandola.
A chi ha sparso paura, rispondiamo con fiducia.
A chi ha scelto il buio, rispondiamo con la luce di un popolo che non si arrende.
E allora, anche questa estate che brucia, può diventare occasione per ricordarci chi siamo: figli di una terra bella, viva, che merita rispetto, cura e amore.
TorreInforma continuerà a dare voce a chi costruisce, a chi resiste, a chi sogna.
📍 San Severo, 23 luglio 2025 – Per non dimenticare. Per ripartire.
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