“La Cappella dei de Sangro: nel cuore del cimitero, dove la memoria diventa eternità”
C’è un giorno, ogni anno, in cui Torremaggiore rallenta il passo e torna ad ascoltare.
È il 2 novembre, quando il cimitero cittadino diventa un giardino di silenzi e di fiori, un luogo in cui ogni lapide racconta una storia e ogni luce accesa sa di preghiera.
Tra i viali ordinati e i profumi di crisantemo, il tempo sembra sospeso. Qui il dolore si fa memoria, e la memoria diventa affetto. Non c’è tristezza, ma un senso profondo di continuità, come se le voci di chi non c’è più trovassero ancora spazio accanto alle nostre.
E, proprio in questo luogo di raccoglimento e fede, si erge un edificio che domina e commuove: la Cappella cimiteriale del Principe de Sangro.
Una costruzione in blocchi di tufo, solenne e armoniosa, che unisce l’eleganza nobiliare alla spiritualità più pura. La sua facciata principale, incorniciata da colonne corinzie, accoglie l’ingresso sormontato da un oculo circolare e da un grande arco a tutto sesto: elementi che sembrano aprire un varco tra la terra e il cielo.
Sopra, lo stemma dei de Sangro, impreziosito da festoni di pietra e da un teschio scolpito, ricorda che anche la nobiltà, di fronte al mistero della vita eterna, si inchina al silenzio.
Entrando, si scopre un mondo di luce e di arte. Le volte a catino e a botte, ornate da stucchi barocchi, le lesene corinzie, le rosette e formelle finemente lavorate, parlano di un gusto raffinato e di una fede che cercava la bellezza come via verso Dio.
Nella volta, otto palme affrescate su fondo cobalto si aprono come un simbolo di vittoria sulla morte, mentre il pavimento in marmo intarsiato, con la rosa dei venti al centro, sembra voler orientare ogni visitatore verso l’eternità.
Dietro la decorazione, però, c’è un’anima: quella dei de Sangro, famiglia illustre che fece di questa cappella non solo un sepolcro, ma un atto di fede, un testamento di pietra.
Sotto la mensa d’altare, nella cripta, riposa la storia di un casato che ha intrecciato la sua vita con quella della città, lasciando tracce di nobiltà non solo nei titoli, ma nella devozione e nella cura del sacro.
Nel giorno dei defunti, la luce che filtra dalle vetrate policrome sembra parlare ancora: ricorda che nessuno è davvero lontano, se vive nel cuore di chi prega e ricorda.
E così, tra le tombe e i cipressi, la Cappella de Sangro continua a vegliare sul cimitero di Torremaggiore, come un custode antico, una sentinella di pietra che non smette di dire — in silenzio — che l’amore vince il tempo, e la fede illumina anche la notte più lunga.










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