Quando la luce resta: l’abbraccio di un centenario che parla ancora al cuore

Oggi, 14 novembre, Torremaggiore vive una pagina intensa della sua storia spirituale e umana. Nel Cenacolo “San Giuseppe”, là dove i passi dei fedeli sembrano sempre custodire una memoria preziosa, si chiude ufficialmente il Centenario della nascita del Servo di Dio don Francesco Maria Vassallo. Un anno intero dedicato al ricordo, alla gratitudine, alla scoperta di un sacerdote che non ha mai smesso di parlare alla sua gente, neppure dopo la morte.

Questa sera, alle 19.30, la comunità si raccoglie per un appuntamento che profuma di casa e di tradizione. Don Francesco De Vita aprirà l’incontro, mentre la prof.ssa Emma Caroleo Bonfatti, dell’Università Gregoriana, offrirà una riflessione profonda su “La spiritualità del Servo di Dio dinanzi alle sfide di oggi”.
Un tema che rimette al centro ciò che don Francesco ha sempre insegnato: affrontare il presente con fede, coraggio e sguardo limpido.

Seguirà un intervento dal titolo forte e disarmante nella sua sincerità: “Essere, non fare il prete. Un prete di oggi legge un prete di ieri”, guidato da don Alessandro Rocchetti, padre spirituale del Seminario di Molfetta. Perché la santità – quella vera, quella che rimane – nasce proprio così: dal vivere, non dal recitare un ruolo.

A concludere la serata sarà il Vescovo di San Severo, S.E. Mons. Giuseppe Mengoli, che offrirà il suo abbraccio pastorale a un popolo che in don Francesco vede ancora un padre, un amico, una guida.

In questa chiusura del Centenario non c’è solo un ricordo: c’è una promessa.
C’è il desiderio – semplice, antico, autentico – di custodire ciò che ci è stato lasciato. Come si faceva una volta, quando la memoria era un dovere e un dono, e le storie dei nostri sacerdoti restavano nelle case, nei racconti dei più anziani, nelle preghiere dei più giovani.

Don Francesco Maria Vassallo continua a farci compagnia.
E se oggi la comunità si stringe attorno alla sua figura, è perché certi testimoni non appartengono al passato: continuano a camminare accanto a noi, come una luce che non si spegne.

E allora lasciamo che questo centenario non sia una chiusura, ma un inizio.
Un invito a vivere con la stessa fede semplice, concreta e luminosa che lui ha seminato.
Perché la santità, quando è vera, diventa sempre casa per tutti.


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