La cucina italiana verso il riconoscimento Unesco: un orgoglio che parla anche alle nostre città

 



Oggi è un giorno atteso, quasi carico di quella trepidazione antica che si respirava nelle case quando si aspettava un annuncio importante. A New Delhi, intorno alle 19 italiane, sapremo se la cucina italiana entrerà ufficialmente nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO.

Un traguardo che non sarebbe soltanto simbolico, ma un riconoscimento del modo in cui, da generazioni, il nostro Paese custodisce la tavola come luogo di famiglia, di identità, di comunità.


A Roma, all’Auditorium Parco della Musica, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida seguirà l’esito durante un evento dedicato proprio alla nostra tradizione culinaria. In India, invece, il Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani parteciperà alla sessione decisiva dell’UNESCO, dove sarà esaminata la candidatura intitolata “La cucina italiana fra sostenibilità e diversità bio-culturale”.


Una candidatura che nasce dal “Collegio Culinario – Associazione culturale per l’enogastronomia italiana”, insieme a Casa Artusi, all’Accademia della Cucina Italiana e alla storica rivista “La Cucina Italiana”.

L’obiettivo è chiaro: mostrare al mondo che il valore della nostra cucina non sta solo nel gusto, ma nel modo antico e al tempo stesso attuale di accostarsi agli ingredienti, nel rispetto del territorio e nel rifiuto dello spreco alimentare. Una sapienza che non ha bisogno di effetti speciali, perché custodita nei gesti quotidiani.


La tradizione che unisce e attraversa le generazioni


Gli esperti dell’UNESCO riconoscono alla cucina italiana una forza rara: la capacità di includere, di mettere insieme persone diverse, di parlare a tutte le età.

È un patrimonio fatto più di mani che di parole, di ricette che si tramandano a voce, di domeniche che profumano di sugo.


E questa sua natura così umana, così “di casa”, spiega perché il possibile riconoscimento mondiale venga sentito come una vittoria di tutti.


Il racconto dal territorio: il ruolo dei blog di città


Anche i blog cittadini – proprio come TorreInforma – si fanno interpreti di questo patrimonio. Raccontare la cucina significa raccontare la vita di una comunità: le abitudini, i sapori, le tradizioni che resistono al tempo.

In questo, i blog di città diventano frammenti preziosi di memoria collettiva: custodiscono ricette, storie di famiglia, accorgimenti tramandati, il modo in cui un piatto semplice può diventare rito e appartenenza.


È lo stesso spirito che caratterizzava certi editoriali di Luigi Santarelli: uno sguardo pulito, attento alle radici, capace di dare valore alle cose fatte come si sono sempre fatte.


Un riconoscimento che parla anche di noi


Se l’UNESCO darà parere favorevole, non sarà solo un titolo da appendere alla porta dell’Italia. Sarà un invito a custodire e difendere ciò che siamo: una cultura del cibo che nasce in famiglia, cresce nei piccoli centri, unisce chi parte e chi resta, e continua a essere un ponte fra passato e futuro.


E, come spesso accade, ciò che è mondiale parte sempre dal locale. Anche da una tavola apparecchiata in una città come la nostra. Anche da un blog che racconta la vita quotidiana, fatta di ricette, tradizioni e legami che resistono al tempo.




Commenti