La strage di San Nicola: la ferita che parla ancora. E l’attualità profetica di Mons. Carmelo Cassati
6 dicembre 1990 – 6 dicembre 2025
Trentacinque anni dopo
La sera del 6 dicembre 1990, alle 20.10, Torremaggiore fu travolta da una tragedia che ne segnò per sempre la storia. In una stanza del Palazzo di Città, dove poco prima si era conclusa la riunione di Giunta, esplose la violenza cieca di un uomo che trasformò un confronto amministrativo in un massacro.
La stampa la chiamò subito “La strage di San Nicola”. Per tutti noi è rimasta una cicatrice, profonda e ancora viva.
Protagonista di quella notte fu Michele Manzulli, cinquantenne con un passato costellato di delitti: l’omicidio del fratello, il ferimento di un brigadiere, l’accoltellamento del padre. Una vita segnata dalla violenza, nonostante la quale nel 1987 lasciò il carcere dopo pochi anni grazie agli effetti della Legge Gozzini.
Quel 6 dicembre entrò in Comune deciso a ottenere una casa popolare. Lo fece gridando, minacciando, pretendendo l’impossibile. Quando gli fu spiegato che l’alloggio desiderato non poteva essergli assegnato, estrasse le pistole e aprì il fuoco.
Caddero l’Assessore Palma e il Segretario comunale Piacquadio, vittime innocenti. Il Sindaco Liberatore rimase gravemente ferito. La città, attonita e sconvolta, piombò in un dolore collettivo che nessuno dimentica.
Ma se quella tragedia lasciò un segno indelebile, furono le parole pronunciate ai funerali dall’allora Vescovo di San Severo, Mons. Carmelo Cassati, a dare un senso più profondo e duraturo alla memoria cittadina.
Davanti a seimila persone, autorità civili e militari, e al Ministro per la Protezione Civile on. Lattanzio, Mons. Cassati alzò la voce con una forza che ancora oggi risuona come un monito:
“Politici, chiacchierate di meno e fate di più! Non imitate la Regione che chiacchiera sempre e non fa niente.”
Non fu una frase di circostanza. Fu una denuncia, un richiamo, quasi un pugno sul tavolo.
In un tempo segnato da sfiducia, precarietà e tensioni sociali, egli ebbe il coraggio di dire ciò che molti pensavano e pochi osavano dichiarare pubblicamente.
Poi, con la dignità di un pastore che conosceva bene la sua gente, concluse la celebrazione funebre con parole che, a distanza di trentacinque anni, appaiono ancora più attuali:
“Tocca ai politici migliorare la situazione della casa e del lavoro. C’è scontento e sfiducia nella gente. Riflettiamo, ma chi può faccia. E lo faccia al più presto.”
Furono parole che non giudicavano soltanto il passato: indicavano una direzione, una responsabilità concreta, un imperativo morale che non invecchia.
Oggi, 6 dicembre 2025, ricordiamo la strage di San Nicola non solo per ciò che accadde, ma per ciò che ci insegnò.
Ricordiamo due uomini onesti uccisi senza motivo. Ricordiamo un sindaco ferito mentre cercava di salvare la propria vita. Ricordiamo una comunità che seppe stringersi, indignarsi e pretendere verità.
E ricordiamo soprattutto la voce limpida e coraggiosa di Mons. Carmelo Cassati, capace di leggere la ferita di una città e di trasformarla in un invito alla responsabilità.
Perché una città cresce davvero quando non dimentica.
E quando, come allora, trova qualcuno che la aiuta a guardare in faccia la verità.




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