Nella Chiesa Matrice vive ancora il tratto di Aurelio Saragnese – Dicembre lo riporta nel cuore
Cinquantanove anni fa, nei primi giorni di dicembre del 1966, Aurelio Saragnese saliva sul ponteggio della Chiesa di San Nicola per completare l’Agnello dell’Apocalisse, l’immagine che ancora oggi custodisce la fede del nostro popolo. Lo ricordiamo ora, nello stesso periodo dell’anno, perché questo è il tempo in cui la sua arte è nata.
E lo facciamo in esclusiva per TorreInforma, unico autorizzato a pubblicare e a custodire le sue opere. È bello ricordare.
Nato a San Paolo di Civitate il 2 gennaio 1912 e scomparso a Torremaggiore il 2 luglio 1998, Saragnese appartiene a quella stirpe rara di uomini capaci di trasformare il silenzio in luce e la fede in immagine.
Tutto iniziò nel novembre del 1966. Prima ancora di prendere in mano i colori, Saragnese trascorse intere giornate nelle campagne torremaggioresi ad osservare pecore e greggi. Rimaneva immobile, paziente, come chi cerca nell’umiltà degli animali il segno della mansuetudine divina.
«Per capire la mansuetudine – diceva – bisogna prima imparare a non fare rumore.»
Su un semplice album da disegno, appoggiato sulle ginocchia, tracciò un bozzetto essenziale: pochi segni, rapidi e profondi, nati dall’osservazione autentica. Quel bozzetto, oggi conservato dalla famiglia e di riproduzione vietata, è stato concesso solo a TorreInforma, in assoluta esclusiva.
Poi vennero i primi giorni di dicembre del 1966. Con il bozzetto nel cuore, Saragnese iniziò il lavoro sul soffitto nei giorni della novena di San Nicola. Dipinse con dedizione assoluta, mosso da una fede che si fa gesto. Il 6 dicembre 1966, giorno del Santo, l’opera era compiuta: l’Agnello trionfante, assiso sul libro dai sette sigilli, immerso in una luce che ancora oggi avvolge chi entra in chiesa.
«La luce non si dipinge: si invoca», ripeteva. E forse è proprio questa invocazione che rende il suo capolavoro ancora vivo, capace di toccare l’anima.
Oggi Torremaggiore si ferma per ricordare Aurelio Saragnese, perché dicembre era il suo mese d’arte: novembre la ricerca, dicembre la rivelazione, il 1966 la memoria eterna.
E noi continueremo a farlo, ogni anno, nello stesso periodo, con lo stesso rispetto.
È bello ricordare.
TorreInforma rende omaggio così a un uomo che guardò un gregge e vi riconobbe il volto dell’Agnello.





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