Stella Cometa”: quando la tradizione diventa preghiera e musica del cuore



C’è un silenzio particolare che si crea prima che la musica cominci.
Un silenzio fatto di attesa, di rispetto, quasi di raccoglimento. È quello che ha avvolto la Chiesa Gesù Divino Lavoratore nella serata di “Stella Cometa”, quando le luci si sono fatte più morbide e il tempo ha iniziato a camminare all’indietro.

Non era solo uno spettacolo.
Era un ritorno. Alle radici, alle veglie d’un tempo, a quel Natale raccontato dai suoni lenti delle zampogne e dal respiro profondo delle ciaramelle, strumenti che non cercano applausi ma ascolto.

L’evento, organizzato dal Sindaco Emilio Di Pumpo   e dalla Vicesindaco Ilenia Coppola  , ha voluto essere un dono alla città: semplice, autentico, fedele a ciò che siamo stati e che, forse, continuiamo a essere più di quanto immaginiamo.

Il Maestro Michele Mangano, insieme a Mauro Gioielli e al Tratturo Danzanova Folk, non ha “eseguito” musica: l’ha raccontata.
Ogni canto sembrava nascere dal pavimento della chiesa, salire lungo le pareti e posarsi addosso ai presenti come una coperta nelle notti fredde.
Canti del Centro-Sud, melodie popolari che parlano di pastori, di cammini lenti, di stelle seguite senza fretta.

E poi le parole antiche, quelle attribuite a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, versi settecenteschi che ancora oggi sanno farsi preghiera cantata.
E ancora, lo spaccato intenso della Cantata dei Pastori di Roberto De Simone:
Quanne nascette u Ninne, La Notti di Natali, La Santa Allegrezza.
Non brani da museo, ma pagine vive, capaci di parlare anche a chi ascolta in silenzio, con gli occhi bassi e il cuore aperto.

Determinante l’accoglienza di Don Leonardo e dell’intera comunità parrocchiale, che hanno saputo aprire le porte non solo della chiesa, ma dello spirito. In quella sera, il luogo sacro è diventato casa comune, spazio di incontro tra fede, cultura e popolo.

Quando l’ultima nota si è spenta, nessuno aveva fretta di alzarsi.
Perché certi momenti non si applaudono soltanto: si custodiscono.

“Stella Cometa” ha lasciato questo:
la sensazione che la tradizione non sia nostalgia, ma presenza.
E che, ogni tanto, fermarsi ad ascoltarla sia il modo migliore per ritrovare la strada.


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